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Io sto con Draghi, rilanciamo gli Stati Uniti d’Europa

da | Feb 19, 2025 | Attualità | 2 commenti

Ho seguito con grande interesse, nella giornata di ieri, martedì 17 febbraio 2025, l’intervento di Mario Draghi al Parlamento Europeo sul tema del futuro e delle sfide che l’Unione ha davanti a sé.

L’ex Presidente del Consiglio ed ancor prima ex Presidente della Banca Centrale Europea, ha consegnato ed illustrato il suo rapporto sulla Competitività Ue, già pubblicato a settembre e che oggi si rivela «ancora più urgente».

Già nell’ultimo decennio e poi con la pandemia, le vicende economico-politiche hanno stravolto la geopolitica mondiale, determinando una diversa pressione sugli stati europei. Penso al primo Trump, alle cicliche crisi finanziarie, al terrorismo e alle guerre e conflitti sempre più vicini a noi, alla predominanza della tecnologia (con l’intelligenza artificiale).
Recentemente, l’avanzata delle destre, l’invasione di Israele in Palestina e il secondo Trump, hanno acuito preoccupazioni e squilibri nelle maggiori democrazie occidentali, tra cui il nostro Paese. Siamo vicini ad un punto di non ritorno.

Siamo vicini ad un punto di non ritorno se, come cittadini europei e come istituzioni europee, lasciamo in bocca a Trump i piani della “Riviera” in Palestina, se ci sottomettiamo ai voleri di Putin sull’Ucraina, se permettiamo di progettare un futuro per il mondo senza i nostri valori democratici.

Stati Uniti d’Europa

Per questo, ascoltando e rileggendo la lectio magistralis di ieri, io sto con Draghi, rilanciamo gli Stati Uniti d’Europa.
Uniti, solamente uniti, possiamo contare nello scacchiere globale mosso da grandi potenze continentali: Cina, Russia, Usa.
Facendo sintesi delle nostre differenze, mettendo a sistema le nostre caratteristiche migliori, ragionando da squadra per un fine ed un bene comune. Per completare davvero quel disegno che venne “abbozzato” a Ventotene e poi coi Trattati di Roma.

L’Italia sembra essere oggi come una Regione per l’Europa come una volta era il Lazio per l’Italia. I partiti devono diventare i protagonisti del cambiamento, con una forte assunzione di responsabilità.

È tempo di trasformarsi in Stati Uniti d’Europa. È tempo di intraprendere una serie di riforme politiche, economiche e istituzionali che promuovano una rinnovata e profonda unità tra i Paesi membri. A risposta delle sfide globali impellenti.

Tante sono le trasformazioni da compiere e tanti gli investimenti da portare avanti: dalla creazione di un esercito comune europeo alla consapevolezza e formazione sui valori europei per i giovani, ad esempio con l’estensione del programma Erasmus alle scuole medie.

L’intervento di Draghi

«C’è una situazione molto difficile. Ora abbiamo i nostri valori. Abbiamo differenze di opinioni. Ma non è il momento di sottolineare queste le differenze ora, è il momento di sottolineare il fatto che dobbiamo lavorare insieme, sottolineare ciò che ci accomuna e ciò che credo ci accomuna sono i valori fondanti dell’Unione Europea. E dobbiamo sperare e dobbiamo lavorare per questo. È sempre più chiaro che dobbiamo agire sempre di più come se fossimo un unico stato. La complessità della risposta politica che coinvolge ricerca, industria, commercio e finanza richiederà un livello di coordinamento senza precedenti tra tutti gli attori: governi e parlamenti nazionali, Commissione e Parlamento europeo» ha spiegato Draghi.

Potremmo essere lasciati soli a difendere l’Ucraina

«Quando ho scritto il rapporto sulla competitività il tema geopolitico principale era l’ascesa della Cina. Ora, l’Europa dovrà affrontare i dazi imposti dalla nuova amministrazione statunitense nei prossimi mesi, ostacolando il nostro accesso al nostro più grande mercato di esportazione.

Non solo. «In futuro potremmo anche affrontare politiche ideate per attrarre le aziende europee a produrre di più negli Stati Uniti, basate su tasse più basse, energia più economica e deregolamentazione. E, se le recenti dichiarazioni delineano il nostro futuro, possiamo aspettarci di essere lasciati in gran parte soli a garantire la sicurezza in Ucraina e nella stessa Europa».

Non si può dire no a tutto, si faccia qualcosa

«L’Ue è stata creata per garantire pace, indipendenza, sicurezza, sovranità e poi sostenibilità, prosperità, democrazia, equità. Di base siamo riusciti a garantire tutto questo. Ora il mondo confortevole è finito, e dobbiamo chiederci, vogliamo difendere questi valori o dovremmo andarcene, e andarcene dove?» ha incalzato Draghi.

«Non si può dire no a tutto, altrimenti bisogna ammettere che non siamo in grado di mantenere i valori fondamentali dell’Ue. Quindi quando mi chiedete “cosa è meglio fare ora” dico che non ne ho idea, ma fate qualcosa!».

Risposte rapide, intense, su vasta scala

«Al nuovo contesto attorno all’Ue la risposta deve essere rapida, perché il tempo non è dalla nostra parte, con l’economia europea che ristagna mentre gran parte del mondo cresce. Deve essere commisurata all’entità delle sfide. E deve essere focalizzata sui settori che guideranno l’ulteriore crescita. Velocità, scala e intensità saranno essenziali.

Dobbiamo abbattere le barriere interne, standardizzare, armonizzare e semplificare le normative nazionali e spingere per un mercato dei capitali più basato sull’equity».

Rimuovere barriere interne aumenta i moltiplicatori fiscali

«Un aumento della produttività totale dei fattori di appena il 2% nei prossimi dieci anni ridurrebbe di un terzo i costi fiscali per i governi del finanziamento degli investimenti necessari. E allo stesso tempo rimuovere le barriere interne aumenterà i moltiplicatori fiscali di questi investimenti».

Uniti per essere all’altezza delle sfide

«Contiamo sul fatto che il Parlamento agisca da protagonista: per costruire l’unità politica, per creare lo slancio per il cambiamento, per chiedere conto ai politici delle loro esitazioni e per realizzare un ambizioso programma d’azione. Possiamo far rivivere lo spirito innovativo del nostro continente. Possiamo recuperare la capacità di difendere i nostri interessi. E possiamo dare speranza ai nostri popoli.

I governi e i parlamenti nazionali del nostro continente, la Commissione e il Parlamento europeo sono chiamati a essere i custodi di questa speranza in un momento di svolta nella storia dell’Europa. Se uniti, saremo all’altezza della sfida e avremo successo».

Ridurre prezzi energia, anticipare benefici transizione

«Dobbiamo ridurre i prezzi dell’energia, questo è un imperativo non solo per le industrie tradizionali, ma anche per le tecnologie avanzate: ma la decarbonizzazione può essere sostenibile solo se i suoi benefici vengono anticipati.

Il mio rapporto suggerisce di dar vita a una riforma del mercato dell’energia, maggiore trasparenza nel commercio dell’energia, maggiore utilizzo di contratti di fornitura a lungo termine e acquisti a lungo termine di gas naturale, massicci investimenti nelle reti e nelle interconnessioni oltre a puntare sullo sviluppo di energie rinnovabili.

Allo stesso tempo, dobbiamo garantire condizioni di parità per il nostro settore innovativo delle tecnologie pulite, in modo che possa beneficiare delle opportunità della transizione. La decarbonizzazione non può significare la perdita di posti di lavoro verdi, perché le aziende dei Paesi con un maggiore sostegno statale possono conquistare quote di mercato».

Sostenere settori strategici come chimica e siderurgia

«Dal 2012, i primi 10 settori con la crescita più rapida della produttività sono quasi interamente costituiti dai cosiddetti settori mid-tech, come l’industria automobilistica e i macchinari. Il settore manifatturiero impiega inoltre circa 30 milioni di persone, contro i 13 milioni degli Stati Uniti. In un mondo in cui le relazioni geopolitiche si evolvono e il protezionismo aumenta, è diventato strategico mantenere industrie come quella siderurgica e chimica, che forniscono input all’intera economia e sono fondamentali per la difesa».

Servono 800 miliardi l’anno per la Commissione, è necessario debito comune Ue

Per rispondere alle sfide è ora importante che la Commissione riceva tutto il sostegno necessario sia per l’attuazione del programma che per il suo finanziamento. Il fabbisogno finanziario è enorme: 750-800 miliardi di euro all’anno è una stima prudente. Per soddisfare queste stime è necessario emettere titoli di debito, e questo debito comune deve essere, per definizione, sovranazionale, perché alcuni Paesi non dispongono di spazio fiscale sufficiente nemmeno per i propri obiettivi, non hanno alcuno spazio fiscale.

Ma la Commissione è solo un attore. Può fare molto per garantire le aree di competenza esclusiva, come il commercio e la politica della concorrenza, ma non può agire da sola.
Il Parlamento europeo, i parlamenti nazionali e i governi nazionali devono essere al suo fianco. Il Parlamento ha un ruolo chiave nel rendere le decisioni dell’UE più rapide.
Se seguiamo le procedure legislative abituali, che spesso richiedono fino a 20 mesi, le nostre risposte politiche potrebbero risultare obsolete già al momento della loro attuazione».


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2 Comments

2 Commenti

  1. STEFANO RAFFI

    Completamente d’accordo con Draghi. Stati Uniti d’Europa. In politica estera superare il principio dell’unanimità e introdurre la maggioranza qualificata. Difesa comune Europea.

    Rispondi
  2. Roberto Di Lauro

    Draghi, come sempre, è lucido e preciso. L’ UE deve cambiare e diventare “adulta”. Serve una rapida riforma partendo dalla fiscalità comune e dalla difesa comune. Oggi ogni Paese ha un suo sistema fiscale, il risultato è una giungla fiscale. Oggi l’UE è soggetta alla NATO, con un sistema di difesa che deriva dagli interessi USA, col risultato di trovarsi sempre in subordine: occorre defilarsi dalla NATO dotandosi di sistemi di difesa moderni, efficienti, comuni a tutti i Paesi UE e gestiti dall’UE. Inoltre occorre che l’UE si doti della capacità di decidere rapidamente: si sta ancora discutendo dell’ennesimo pacchetto di sanzioni contro la Russia (sanzioni che hanno fatto più male a noi europei che ai russi) mentre Trump, a pochi giorni dalla sua nuova elezione, è andato subito a “battere cassa” in Ucraina presentano i conti degli aiuti militari e pretendendo di essere rimborsato sfruttando direttamente le “terre rare” di cui l’Ucraina è ricca e che saranno essenziali per il futuro sviluppo tecnologico mondiale. Della serie: l’UE chiacchiera e gli USA fanno i fatti, con nessuno in grado di frenarne gli appetiti. Se l’UE non si libera dei tanti orpelli che la ingessano potremo avere solo un futuro da sudditi!

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