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La Meloni attacca il Manifesto di Ventotene, venga a ripassarlo in Campidoglio dove i Trattati di Roma ne realizzarono la visione

da | Mar 19, 2025 | Attualità | 0 commenti

La Meloni attacca il Manifesto di Ventotene, beffandosi della grande manifestazione popolare per l’Europa e la pace ospitata, sabato 15 marzo, in Piazza del Popolo. La Premier ha dato così ennesima prova del suo sentimento avverso agli ideali di libertà che hanno fondato la nostra società del dopoguerra.

Durante un intervento alla Camera, la Meloni ha citato alcuni passaggi del Manifesto di Ventotene, sottolineando aspetti che ritiene controversi (leggerli sarebbe addirittura “spaventoso”) con lo slogan “questa non è la mia Europa”. Cioè quella che è invece di tutti gli europei, di tutti noi.

Voglio qui ricordare come il Manifesto di Ventotene sia un documento fondamentale per la nascita dell’idea di un’Europa unita. Fu scritto nel 1941 da Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, mentre erano confinati sull’isola di Ventotene durante il regime fascista, l’epoca quindi più buia per il nostro Paese.
Il testo, intitolato “Per un’Europa libera e unita“, proponeva la creazione di una federazione europea come risposta ai nazionalismi che avevano portato alle guerre mondiali.

I punti fondamentali del Manifesto

Sintetizzando i punti chiave del manifesto:

  1. Superamento degli Stati nazionali sovrani – L’Europa doveva unirsi in una federazione per evitare nuovi conflitti.
  2. Democrazia e libertà – La federazione europea doveva essere basata su principi democratici, contrastando totalitarismi e dittature.
  3. Giustizia sociale – L’Europa unita non doveva limitarsi alla politica, ma garantire anche diritti sociali ed economici.

Oltre ad essere un’opera ispirata ai valori migliori dell’umanità, di cui gli autori erano stati privati, il Manifesto di Ventotene è considerato il primo passo verso l’integrazione europea che poi ha trovato realizzazione, parziale ancora oggi, nell’Unione Europea.

Passaggi controversi

Il Manifesto di Ventotene rappresenta per altri versi anche un documento storico che riflette, è risaputo, il contesto del tempo in cui è stato scritto, con alcuni passaggi che potrebbero oggi essere considerati controversi o comunque oggetto di dibattito.

Giorgia Meloni sembra non saperlo, prendendo come sentenze letterali delle frasi che invece devono essere interpretate alla luce di quel passato, per non strumentalizzarle nel presente e creare un revisionismo becero e scorretto nel futuro.

Ecco le principali citazioni menzionate dalla Premier:

  1. La rivoluzione europea dovrà essere socialista
    Secondo il Manifesto, la trasformazione dell’Europa dovrebbe avere una natura socialista. Questo riflette la visione degli autori, che auspicavano una società basata su principi di uguaglianza e giustizia sociale, con un ruolo significativo dello Stato nell’economia.
  2. La proprietà privata deve essere abolita o limitata
    Si afferma che la proprietà privata, in quanto mezzo di produzione, dovrebbe essere subordinata all’interesse collettivo. Questo suggerisce una limitazione della proprietà privata per evitare concentrazioni di potere economico e promuovere una distribuzione più equa delle risorse.
  3. La politica democratica sarà un peso morto nella crisi rivoluzionaria
    La Meloni ha menzionato questo passaggio per sottolineare la critica degli autori alla democrazia formale dell’epoca, considerata inefficace nel realizzare cambiamenti sostanziali. Ma essi proponevano una democrazia sostanziale, focalizzata su una reale partecipazione e rappresentanza dei cittadini.
  4. Il partito rivoluzionario attinge la visione e la sicurezza di quel che va fatto, non da una preventiva consacrazione da parte dell’ancora inesistente volontà popolare, ma nella sua coscienza di rappresentare le esigenze profonde della società moderna
    Questo passaggio, indica che il partito rivoluzionario dovrebbe agire in base alla propria consapevolezza delle necessità sociali, anche in assenza di un mandato popolare esplicito. Tale visione potrebbe essere interpretata come una giustificazione per un’azione politica decisa, guidata da una convinzione ideologica forte.

ll tono rivoluzionario: una rottura necessaria?

Uno dei punti più forti del Manifesto è l’idea che la costruzione di un’Europa federale non sarebbe potuta avvenire in modo graduale o con semplici riforme, ma solo attraverso un’azione politica decisa, quasi di rottura con il passato.

Un passaggio emblematico recita:

“La linea di demarcazione fra i partiti progressisti e i reazionari cade oggi non più lungo la linea formale più o meno democratica o autoritaria, ma lungo la linea che divide coloro che concepiscono come fine essenziale della lotta attuale la vecchia organizzazione degli Stati nazionali sovrani, e coloro che vedono in essa il maggiore ostacolo al progresso.”

Come leggerlo oggi?

  • Oggi l’Unione Europea non ha seguito una strada rivoluzionaria, ma piuttosto un percorso graduale e negoziato tra Stati. L’idea di sostituire completamente gli Stati nazionali è rimasta teorica, poiché la UE funziona su un equilibrio tra integrazione e sovranità nazionale.
  • Oggi sarebbe impensabile proporre una “rottura totale” con gli Stati nazionali: si parla piuttosto di un rafforzamento delle istituzioni europee mantenendo le identità nazionali.

Il tono rivoluzionario del Manifesto va letto nel contesto della Seconda Guerra Mondiale: gli autori vedevano nel nazionalismo un nemico da abbattere, mentre oggi si cerca un equilibrio tra nazionalità e unità europea.

L’influenza del socialismo e il ruolo dello Stato

Il Manifesto contiene una forte critica al liberismo economico e alla proprietà privata non regolamentata. Un passaggio significativo afferma:

“L’abbattimento delle barriere che dividono l’Europa non deve portare alla restaurazione del vecchio sistema capitalistico che ha provocato le lotte sociali interne e la guerra internazionale.”

E ancora:

“Il progresso sociale deve mirare alla scomparsa delle classi.”

Come leggerlo oggi?

  • Il Manifesto prende chiaramente posizione contro il capitalismo di inizio ‘900, che aveva favorito squilibri sociali ed economici.
  • Propone un forte ruolo dello Stato nell’economia, per evitare il ripetersi di conflitti causati dalla concorrenza economica tra nazioni.
  • Oggi, l’Unione Europea ha scelto una via di mezzo tra mercato e welfare state: esiste una libera concorrenza, ma con forti regolamentazioni e tutele sociali.

Quindi, il Manifesto non è un testo marxista nel senso stretto, ma certamente riflette una visione del mondo in cui lo Stato ha un ruolo centrale nel garantire uguaglianza e stabilità. Oggi l’Unione Europea bilancia questa visione con il rispetto del mercato, ma senza rinunciare a una forte componente sociale.

Studiare, contestualizzare, comprendere

Il Manifesto di Ventotene non è “censurabile”, ma va letto con attenzione. Se fosse scritto oggi, probabilmente avrebbe un linguaggio meno radicale, ma il messaggio di fondo, un’Europa unita e solidale, rimarrebbe lo stesso.

Censura o rilettura critica?

Giorgia Meloni ha abiurato alla sua onestà intellettuale per soffiare una polemica sterile che i cittadini europei tutti non meritano. Il Manifesto è un documento da rileggere con spirito critico alla luce delle trasformazioni della società e della politica europea. Il suo valore storico rimane altissimo e dobbiamo difenderlo. In particolare da chi proviene da quelle fazioni che misero Altiero Spinelli ed Alberto Rossi nelle prigioni di Ventotene, privati della libertà.

Invito allora la nostra Premier Giorgia Meloni a riprendere quella lettura bellissima, non spaventosa, che è il Manifesto. Magari potrebbe farlo qui in Campidoglio, dove qualche anno dopo la stesura del Manifesto vennero sottoscritti i Trattati di Roma, sancendo la nascita dell’Europa unita.

Ventotene Capitale ideale d’Europa!

Con la mozione, a mia prima firma, approvata in Aula, abbiamo diamo mandato al sindaco di avviare l’iter presso le istituzioni nazionali ed europee. Roma invia all’Italia e all’Europa un segnale di unità, responsabilità e impegno per un futuro europeo più giusto, solidale e coeso.

Ventotene non è solo un’isola, ma rappresenta il cuore pulsante di un’idea rivoluzionaria, quella di un’Europa libera, unita e democratica. Il simbolo di ciò che l’Europa è stata e di ciò che, insieme, possiamo continuare a costruire.

L’idea di Ventotene Capitale ideale d’Europa nasce dalla volontà di riaffermare i valori fondanti dell’Unione europea, in un momento storico in cui vengono messi in discussione. Con orgoglio la proposta parte dall’Aula Giulio Cesare, a pochi passi dalla Sala Oriazi e Curiazi dei Musei Capitolini, dove nel 1957 furono sottoscritti i Trattati di Roma.

L’impegno è anche quello di promuovere una maggiore consapevolezza europea, soprattutto tra i giovani, perché il futuro dell’Europa dipende dalla capacità di ricordarne la storia e di proiettarne i valori nel domani. Questa è un’opportunità per riaffermare il nostro legame con le radici più autentiche dell’europeismo e per contrastare con determinazione ogni tentativo di indebolirlo o metterlo in discussione.

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