Sembra di stare sulle montagne russe, ma finalmente sembra essersi imposto il tema della riforma di Roma Capitale.
Da anni invocavamo l‘attenzione della politica e del Parlamento. Ne parlavo anche quest’estate, con colleghi e tanti cittadini, alla Festa dell’Unità del Partito Democratico, esponendo la mia idea di riforma.
Nella giornata di mercoledì 5 marzo, il sindaco Roberto Gualtieri è stato audito in Parlamento nella Commissione Affari costituzionali nell’ambito dell’esame dei progetti di legge costituzionale concernenti l’istituzione della regione di Roma Capitale della Repubblica. Il suo è stato un intervento puntuale sostenuto dalla sua esperienza politica e amministrativa. Gualtieri è stato molto chiaro su ciò che servirebbe alla Capitale per essere veramente tale.
Il nostro auspicio è quello di riconoscere a Roma la sua funzione politica, sociale, economica e culturale ed una maggiore autonomia, inclusa la potestà legislativa, così come la trasformazione dei Municipi in Comuni della nuova Regione. Credo molto in Roma come futura città-regione. E questo passa attraverso una riforma costituzionale, e pragmaticamente potremmo anche partire da una riforma ordinaria. Dovrebbero essere subito conferiti almeno i poteri ordinari su determinati temi, come per il Giubileo con Gualtieri commissario.
Non possiamo attendere la fine di una riforma costituzionale che richiederebbe troppo tempo. Si possono, in parallelo, attivare gli strumenti già esistenti cioè la riattivazione e il rifinanziamento delle deleghe previste da una legge vigente, la n.42 del 2009.
Per capire l’importanza di avere maggiori poteri per la città, basta studiare il Giubileo, su cui ieri Gualtieri ha detto: «non parliamo di competenza legislative, ma le recentissime esperienze ancora in corso dell’Anno Santo o la possibilità di adottare un piano rifiuti hanno dimostrato come spesso poteri derogatori e prerogative specifiche possono consentire un significativo aumento dell’efficienza della macchina amministrativa, di riduzione dei tempi, di possibilità anche di prendere scelte importanti».
Passi in avanti
Sono fiduciosa percependo questo nuovo slancio per una riforma, sulla proposta del senatore di FI Paolo Barelli che sta dando nuovo abbrivio all’iter con una sua proposta, che ha comunque criticità e, come ha detto il sindaco Gualtieri, «molti punti da rivedere». Soprattutto «sul diritto di iniziativa, una competenza che si eserciterebbe solo nella misura in cui la Regione la esercita». Quindi si creerebbe una forte sudditanza nei confronti dell’ente superiore «e il Comune non potrebbe intervenire su una specifica materia. Conseguendo la determinazione di una situazione di asimmetria tra poteri e risorse».
Dobbiamo essere chiari su un punto, come affermato dal sindaco. «Dobbiamo consentire a Roma di fare meglio sulla base della sue specificità e delle sue funzioni, consegnando un patrimonio di strumenti per chiunque sarà domani chiamato a guidare la Capitale, patrimonio della Repubblica, e quindi non a questa o quella maggioranza politica pro tempore».
La proposta Morassut
Più convincente mi pare la proposta avanzata dal deputato Pd Roberto Morassut, nella precedente legislatura.
«La sua proposta prevede che il perimetro delle competenze che poi Roma decide di adottare è definito da uno Statuto, elaborato con una maggioranza qualificata che richiede un consenso bipartisan e che prescinde la contingenza di chi in quel momento governa. In secondo luogo prevede una legge dello Stato che dà un ruolo al Parlamento. Entra nel merito e definisce come le competenze si esercitano e attribuisce le risorse. E quindi c’è un equilibrio maggiore tra poteri dello Stato». Quindi, mani più libere per la Città Eterna, sia rispetto alla Regione sia rispetto al Governo nazionale.
La riforma parallela
Il governo da parte sua ha incaricato il senatore Andrea De Priamo, che tra le altre cose è stato consigliere capitolino per molti anni e conosce benissimo la materia. Lui potrebbe rappresentare lo slancio in avanti, svolgendo un lavoro utilissimo in due tempi.
Oggi servono a Roma due poteri prioritariamente, «due tipologie di poteri, uno amministrativo che può essere già oggi attribuito a Roma Capitale con legislazione ordinaria o addirittura con legge delega (quella del 2009, che recava in uno degli articoli le “norme transitorie sull’ordinamento, anche finanziario, di Roma Capitale) rispetto ad alcune materie, come i trasporti, i temi dei rifiuti, del Tevere».
E successivamente tutti, per quanto di competenza, dovremmo concentrarci sulle funzioni legislative per cui abbisogna una riforma costituzionale. E qui torna urgente la discussione a partire dalla proposta Morassut.
È importante si sia aperto questo dibattito. «Roma potrebbe essere amministrata molto meglio se non avesse le regole di un Comune di 1000 abitanti». Facciamo insieme questa riforma di Roma Capitale.
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